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5 febbraio: giornata nazionale contro lo spreco alimentare

Oggi è la giornata nazionale contro lo spreco alimentare promossa da Spreco Zero. Ridurre gli sprechi alimentari è uno degli obiettivi principali verso un futuro di sostenibilità dal punto di vista della filiera agroalimentare e noi, essendo un’azienda agricola che fa principalmente conserve, siamo particolarmente sensibili al tema.

Cosa facciamo contro lo spreco

I nostri preparati in barattolo (di vetro riutilizzabile, per ridurre anche lo spreco sul packaging – infatti riportateci i vasetti quando potete!) sono pastorizzati in modo da durare fino a 2 anni in dispensa, per avere le verdure e la frutta di una stagione tutto l’anno. Quando prepariamo i nostri prodotti cerchiamo di utilizzare tutte le parti della frutta e della verdura e di utilizzare in qualche modo gli scarti e le bucce quando è possibile (alcune idee le trovate qui).

Ma la parte più consistente del nostro impegno nei confronti dello spreco alimentare è come e dove raccogliamo la frutta. Infatti, una parte della nostra frutta viene da alberi abbadonati o i cui frutti non vengono raccolti, nei terreni, in montagna o anche in alcuni giardini, a volte. Alcuni frutti che usiamo, come ad esempio in primis la Feijoa Sellowiana, il Corbezzolo e le Nespole d’Inverno, sono frutti che spesso non vengono raccolti, sia perché i proprietari degli alberi non sanno cosa farne, o perché a volte pensano non siano commestibili, non conoscendoli. Le Nespole d’Inverno, poi, sono un frutto che veniva molto consumato in passato, perché dopo la raccolta rimane per molto tempo in cantina prima di essere consumato e assicurava una buona quantità di frutta da mangiare in inverno. Oggi è caduto in disuso come frutto, sia perché non è bellissimo da vedere quando è maturo, sia perché completamente ignorato dalla grande distribuzione.

A proposito di grande distribuzione e greenwashing

A proposito di grande distribuzione, una riflessione va fatta sui partner che Spreco Zero ha scelto per questa giornata. Infatti è un peccato come per celebrare una giornata dalle intenzioni così nobili e per una causa così giusta, si sia scelto come luogo un famoso divertimenti gastronomico che non è altro che il miglior esempio di greenwashing che ci possa venire in mente. Il greenwashing è un po’ ciò che accomuna tutti i partner dell’evento (c’è anche la grande distribuzione organizzata), uniti nel tentativo far passare per “genuini”, “naturali” e “sostenibili” produttori che non sono altro che multinazionali che cercano di cavalcare l’onda della sostenibilità e di sfruttare la buona fede dei consumatori che iniziano a farsi sempre più domande. La verità dietro questo tipo di aziende è che dietro c’è la stessa grande distribuzione che inquina, produce agricoltura intensiva, problemi sociali come il caporalato e affama i piccoli produttori costringendoli a vendere i propri prodotti a prezzi ridicoli.

Noi siamo per un modello veramente sostenibile, non per un cartonato di sostenibilità parato davanti a lavoratori sfruttati ed agricoltura intensiva, non abbiamo bisogno di greenwashing perché non dobbiamo nascondere stipendi di manager a 6 cifre e contratti precari, come non dobbiamo nascondere da dove viene la nostra frutta.
Siamo ovviamente contro ogni tipo di spreco, ma siamo anche per chi si costruisce una vera credibilità e una vera sostenibilità sul territorio, non grazie a campagne pubblicitarie milionarie e mettendo la parola sostenibilità dove non c’è niente di sostenibile.